L’ultimo spot Ikea… per una volta non fa rima con Buona Idea!

Lo ammetto sono una convinta cultrice dello stile IKEA, adoro le domeniche trascorse in questi ordinati angoli svedesi, mi piacciono le sue scelte a livello di strategia e comunicazione, mi esalto quando ricevo a casa il nuovo catalogo e vorrei visitare la mitica sede nel cui giardino l’ottuagenario Mr IKEA ha fatto installare la statua di… una brugola gigante!!!

Ma no, questo video spot IKEA non mi convince… Penso sia una delle rare volte in cui IKEA ha fatto cilecca… Guardatelo e poi vi spiego cosa intendo!

 

Il video ha suscitato elogi in giro per il web, ma secondo me il messaggio è forzato, facile e scontato. Si capisce già come andrà a finire a metà o giù di lì. Intendiamoci, il fatto di affrontare il tema delle cosiddette famiglie imperfette o comunque di mettere da parte per un momento le classiche famiglie tradizionali e sorridenti alla mulino bianco ci sta, anzi è una scelta giusta (nel senso di equa, fair) e al passo coi tempi oltre che azzeccata commercialmente (stiamo pur sempre parlando di uno spot e quindi checchè se ne dica il fine è sempre quello commerciale!)

Secondo me, è proprio il messaggio di fondo che è sbagliato.

Il bambino sostanzialmente viene sballottato da una casa all’altra, all’inizio è solo in una stanza in casa della madre e alla fine lo ritroviamo di nuovo solo in casa del padre in una stanza identica alla prima! Un vero e proprio incubo! È secondo me un messaggio diseducativo per i genitori, è come dire che il mondo materiale può colmare i vuoti dell’universo affettivo di un bambino.

Significa lanciare il messaggio che basta acquistare due camerette IKEA gemelle (a buon mercato) per arginare la sensazione di spaesamento che potenzialmente potrebbe vivere un figlio di genitori divorziati.

Ovviamente, se fosse una campagna di sensibilizzazione sociale che invita i genitori a lavorare per ricreare riferimenti certi e nuovi ecosistemi affettivi, ci starebbe! Il messaggio potrebbe essere: non basta una stanza per farlo sentire a casa. Ma visto che sappiamo tutti che IKEA alla fine della fiera sta vendendo i suoi mobili, a me pare piuttosto che così si cavalchi intenzionalmente l’onda del disagio post-divorzio.

Se due genitori divorziano, l’universo dei bambini non si gioca sul piano materiale ma su quello interiore e sensoriale nel senso più profondo della parola. Non è una cameretta a poter dare tranquillità. Semmai è LA cameretta, quella dove abbiamo vissuto fin da piccoli, quella dove abbiamo visto mamma e papà felici magari. Quella dove a turno mamma e papà venivano a darci il bacino della buonanotte o a leggerci una storia. Quella che a piacimento si trasforma in ristorante super attrezzato, officina, giungla, savana, città di Barbie, Legolandia e via dicendo… è la stanza delle emozioni e dei ricordi. E allora due genitori che si separano forse dovrebbero, ognuno col proprio stile e il proprio sentire, inventare insieme al figlio nuove geografie spaziali di divertimento, spensieratezza, affetto e amore.

Avete presente il pupazzo preferito di vostro figlio, il famoso oggetto transizionale, c’è chi lo chiama dodo, dudù, peppa, ciccio, cocco e via dicendo… beh spesso si tratta di un pupazzo di pezza scolorito, sdrucito, e piuttosto puzzolente. Ecco provate un giorno a sostituirlo improvvisamente con uno uguale, stesso modello, nuovo di pacca… un dramma!

Articolo scritto da Marianna Panebarco, affezionata cliente IKEA 🙂